IL CORVO 2024: CRONACA DI UN FILM BELLO DISTRUTTO DAL MARKETING
Il Corvo 2024 non è un remake del primo Corvo. È un film indipendente, ben fatto e bello, ma non l’ho capito nessuno.
★★★★★★★★☆☆ (8/10)
by Raimondo Rossi aka Ray Morrison
Cosa facciamo? Andiamo a vedere “Il Corvo 2024” nei cinema o non ci andiamo? Per rispondere a questa domanda, cosa si fa: si dà un’occhiata al trailer. Che cosa capiamo dal trailer? Che il corvo 2024 ha un trailer perfettamente uguale a quello del 1994, quello del celebre Corvo “di” Brandon Lee. Addirittura, si ripete la celebre fase che afferma che un corvo si prende cura delle anime “derivanti” da morti violente, e le guida a e con sé, per sistemare cose ingiuste o incompiute. E allora che cosa pensi? Pensi che l’attore principale è nulla in confronto a Lee, pensi che è solo un “modello” perfettamente palestrato, a capelli corti, che non può essere un chitarrista; pensi che il “villain” (Danny Huston) non c’entra niente col cattivo film originale, pensi che ci sono troppe scene alla John Wick, e decidi che non andrai mai a vedere questo film, e non andrai mai a supportare quest’operazione commerciale dove non c’è nulla di bello, di originale, di nuovo: è solo una brutta copia del Capolavoro del 94.
Ma questo è appunto quello che si pensa vedendo il trailer, l’ho pensato io stesso. Un trailer incredibilmente sbagliato, un titolo incredibilmente sbagliato (perché poteva esserci un titolo indipendente visto che il film è scollegato dal primo Corvo), un errore imperdonabile che costerà milioni di dollari alla Eagle Pictures. Basta surfare Internet e si trovano miliardi e miliardi di critiche, sia degli addetti al settore sia del pubblico normale, tutti ad offendere questo nuovo film come se fosse spazzatura.
E allora cosa abbiamo fatto? Siamo andati a vederlo. Pieni di dubbi e senza speranze. E invece, ci siamo trovati di fronte a un viaggio completamente diverso da quello del ‘94. Il film non ha nulla in comune col primo Corvo, davvero nulla, se non la frase del trailer, i nomi dei protagonisti, e pochissimo, pochissimo di più. Ci troviamo di fronte a un approccio completamente diverso, diverso dalle altre esperienze cinematografiche inspirate al fumetto che ha dato il via a tanti film.
Qui raccontiamo dei personaggi completamente diversi, qui raccontiamo il passaggio fra la vita della morte in maniera completamente diversa, qui ci sono delle trame esoteriche non esistenti nel primo film, qui ci sono delle musiche che finalmente riportano sullo schermo alcuni autori indimenticabili, e che ci accompagnano in questo viaggio dove il regista ci por porta nel suo mondo bello e diverso. L’attore che pensavamo fosse messo là a mò di modello, Bill Skarsgard, invece, si cala perfettamente nella parte di questa personalità chiusa e confusa che è Eric, un Eric completamente diverso da quello del 1994. Il prezzo del biglietto lo vale già sentirsi Enya accompagnare le immagini dello schermo, con la sua famosa “Boadicea”, o la splendida “Total Depravity” dei The Veils, che ci ricorda quanto “l’universo sia solo un ammasso di fango“.
Come dargli torto in questi tempi moderni in cui si uccidono bambini in nome di religioni che rasentano e sposano l’esoterismo ricordato in questo film di Rupert Sanders?
E allora, questo film ci piace molto, ci piace e ci convince; si stacca completamente dal primo Corvo e ci porta in una dimensione diversa. Checché ne dicano le critiche feroci e maligne, o spettatori sconvolti dal fatto che il nuovo Eric non abbia capelli lunghi e non suoni la chitarra, anzi, proprio non capisca nulla di musica, ANDATE A VEDERLO.
Nulla di quello che leggete è vero, andate a vederlo con i vostri occhi, andate a vivere questo fantasy che ci porta in una dimensione sua, dove le emozioni, l’amore, la vendetta, la tristezza, e l’adattamento alla vita che ci cambia, ci trasforma e ci rende diversi, la fanno da protagonisti. Buon viaggio anche a voi. Ah dimenticavo, la nuova Shelley è FKW Twigs, e ci convince anche lei.
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